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#ALETTOCOLLORD IL CARDELLINO

Quest’oggi ha inizio una nuova pagina di questo blog: “alettocolLord”, una rubrica in cui si cercherà di recensire libri, film e quant’altro al fine di portare un pò di curiosità su opere che meritano di essere vissute.

Il romanzo

Il Cardellino (The Goldfinch) è il terzo romanzo, scritto nel 2013, da Donna Tartt. In esso si riportano le disavventure che il personaggio principale, Theo Decker, un ragazzino di tredici anni, è costretto ad attraversare, in seguito alla morte della madre; un evento che lo influenzerà per tutta la sua esistenza. Con questo libro Tartt ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa del 2014.

Inizialmente il romanzo potrebbe indurre ad abbandonarlo per la mole di pagine che lo compongono ma ci penserei due volte prima di rinunciare ad un romanzo scritto con estrema bravura; all’interno convivono magistralmente emozioni e rigore.

I personaggi

Theo è un personaggio che lo si ama e si odia nello stesso momento, cresce assieme al lettore fino ad arrivare alla fine, in cui si comprende quanto il suo animo si sia evoluto senza però dimenticare le sue radici ciniche ed alquanto realistiche.

Credo che l’autrice abbia voluto ricreare un nuovo Holden, anch’esso alla ricerca di emozioni forti che si allontana da una vita a volte difficile e troppo dura da accettare.

Per descrivere Theo è utile riportare l’esempio in cui dice di essersi rivisto al cinema nella figura di Glenn Gould e cioè: ipocondriaco, recluso, isolato, paranoico, pasticcione, notturno, strambo e disavvezzo al contatto con gli altri esseri umani.

Questo rivedersi sullo schermo cinematografico ed analizzarsi è simile a come è strutturato il romanzo: un racconto di sé, visto da fuori.

Dopo la morte della madre vedremo Theo muoversi sia a livello geografico, poiché sono varie le ambientazioni che lo accoglieranno, sia a livello temporale con continui flashback and flashforward della sua esistenza.

Grazie ad un io narrante maschio (scritto da una donna) si riesce ad entrare nella mente di un adolescente che sta diventando uomo e ciò porta, in parte, il lettore ad essere spettatore di un evoluzione che spesso va in direzioni che non vorremmo.

Il titolo del romanzo prende origine dal nome di un quadro “il cardellino”, lo stesso che sarà il nodo centrale di tutto il racconto. Il pensiero di Theo per “il cardellino” è vivido ed emozionante.

Nascondere il quadro porterà il protagonista a comprendere quanto questo segreto sia indispensabile per lui per andare avanti; esso lo faceva sentire forte e speciale.

Nonostante questo, saranno molti gli episodi in cui si vedrà il protagonista dipendere (in modo oculato) dalle droghe, le stesse che gli permettono (in parte) di evadere da un modo di pensare e vedere la realtà troppo complessa.

Il romanzo riesce a farsi amare anche per la scelta di presentare ed “usare” pochi personaggi; uso il termine “usare” poiché è proprio grazie ad essi che il nostro protagonista si interfaccia con la cruda realtà del suo comportamento e modo di vivere.

Fra i personaggi ho ricollegato la figura della Tartt a quella di Hobie (il restauratore che accoglie Theodor per un lungo periodo). Il suo personaggio emerge per la cura e meticolosità con il quale restaura i mobili antichi, quasi come la scrittrice tratta le sue opere, alle quali dedica una decade per completarli; oltre a ciò il romanzo non porta al giudizio delle azioni di Theo così come lo stesso Hobie (che si rivelerà molto importante per il protagonista) rimane quasi impassibile di fronte ai misfatti compiuti da Theo.

Ritorna spesso la figura del figlio unico: non solo come elemento famigliare ma come ricerca da parte di Theo di un fratello, compagno ed amico fidato; per questo la figura di Boris risulterà per lui quasi vitale.

Grazie a Boris Theo ha la possibilità di conoscere un altro sé che verrà poi a delinearsi sempre più andando avanti nel racconto.

Ciò che emerge in maniera forte è il rapporto particolare che Theo ha nei confronti dell’altro sesso.

Stai lontano da quelle che ami troppo. Sono loro che ti uccideranno! Quello che ti serve per vivere ed essere felice è una donna che abbia la sua vita e ti permetta di vivere in pace la tua –Pag.689”

Un esempio è il rapporto con Pippa: esso viene ricollegato all’amore per la madre morta, al dolore per la sua perdita e all’impossibilità di rivederla, poiché la stessa Pippa vive altrove.

Vi sono alcuni episodi importanti all’interno del racconto che conducono ad un vero passaggio fra un momento e l’altro nell’evoluzione del protagonista:

  • Il crollo della palazzina in cui abitava prima di lasciare Newyork, sta a significare un senso di rifacimento e distacco sempre più totale da un passato troppo pesante e dannoso. In questa immagine si vede l’identità di Theodor che si allontana in qualche modo dal pensiero della madre, la quale verrà sempre meno ricordata durante il romanzo, cosa che inizialmente era continua.
  • Interessante è anche il passaggio da L.A. a Newyork poiché avviene una trasformazione del personaggio che si antepone allo scansafatiche che era ad L.A. appunto; incomincia a prendersi cura di stesso ed è grato ad Hobie, credo sia dovuto ad una presa di coscienza di aver esaminato la sua svitata vita, fatta di alcool e droga. È come se lui stesso avesse perso la purezza e tornando nella sua città la riprendesse…in verità vedremo poi che fuoriuscirà questo suo animo tormentato che alimenta con droghe e fattacci loschi.
  • Amsterdam e la solitudine forzata lo porta a farneticare e volersi suicidare.

Nel complesso il romanzo è un’opera d’arte che pone il lettore in una condizione di ascolto più che di attesa del susseguirsi delle vicende.

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